IL "CENTRO BALDINA" CHIUDE I BATTENTI
di Ottavia E. Molteni
Vi sono almeno due modi diversi di guardare allo stesso evento. L’uno - quello a cui è agganciata la decisione del Comune di Sesto San Giovanni di intimare il rilascio dei locali, entro il 22 settembre prossimo, da parte del “Centro Sociale Autogestito Silvia Baldina” di Via Forlì - si lega a una questione sostanziale, ma anche formale: il mancato rinnovo, dal 2006, della convenzione sottoscritta con l’amministrazione cittadina. Carenza che la struttura ha subito confermato, salvo specificare, in una nota ufficiale, di aver inoltrato nel tempo “numerosi solleciti … per il rinnovo”.
L’altro - purtroppo superato, stante
il “muro” frapposto dal solo ricorso, al momento, a comunicazioni di natura
istituzionale - ruota intorno alle “cinque W” che valgono anche per
l’impostazione efficace di un articolo giornalistico (tradotte dall’inglese in
italiano: “chi”, “che cosa”, “quando”, “dove” e “perche”).
Il Centro Sociale Baldina è gestito
dalla “Associazione per un centro sociale in quartiere”. Nasce 25 anni fa dopo la dismissione della
Biblioteca di quartiere “per mantenere un luogo culturale e sociale in un
quartiere periferico”, prosegue la nota di cui sopra. Per Statuto le attività
svolte sono “esclusivamente gratuite e aperte a tutta la cittadinanza”, coinvolgendo
“persone di tutte le fasce di età”.
Sin qui, il “selfie” che la struttura
stessa ha scattato per raccontarsi. Resta però il fatto della decadenza della
convenzione.
Come in passato - quando il Sindaco
Roberto Di Stefano aveva attaccato altre realtà aggregative cittadine
allontanate dalle rispettive sedi, parlando di clientelismo e di interesse
pubblico da dimostrare -, anche questa
volta, a dettare l’agenda, è la spinta al “ripristino della legalità” con
riferimento alla concessione degli spazi comunali.
D’altronde anche la “pastasciutta
antifascista” del 25 luglio scorso, che doveva essere ospitata proprio dalla
struttura colpita dal provvedimento inoltrato qualche giorno prima dagli uffici
del Settore Demanio e Patrimonio, ha subito uno “stop” da parte della squadra
guidata dal Primo Cittadino di Sesto San Giovanni.
Il valore della ricorrenza -
celebrata nelle località aderenti alla “Rete delle Pastasciutte”, seguendo la
“miccia del ricordo” accesa da Casa Cervi in Emilia Romagna - è stato
sacrificato a questioni che, una volta accertate, sarebbero potute comunque
essere discusse in altro momento.
Quanto a questioni di natura
squisitamente economica, sempre nella sua nota, il Centro Sociale Baldina parla
di “manutenzione ordinaria e straordinaria sull’immobile” regolarmente svolta,
“senza chiedere mai rimborsi”; e di pagamento della TARI, l’imposta comunale
sui rifiuti.
In attesa di smentite, sul punto
specifico, da quanti siedono oggi presso il Palazzetto di Piazza della
Resistenza, e considerando il numero di realtà che negli anni hanno trovato
casa presso il fabbricato di Via Forlì (tra le altre, il gruppo Montessori
Scuola Pubblica, la Rete Cittadina per la Salute, il Gruppo
Controinformazione), non sembrerebbe a prima vista la carta d’identità del
classico “furbetto del quartierino”.
A proposito proprio della zona della
città dove si eleva la struttura utilizzata (parliamo di un’area decentrata, la
Cascina Gatti-Parpagliona), tolto il Baldina, che cosa vi rimane, salvo gli
spazi della vicina parrocchia della Resurrezione di Via Pisa?
Promettiamo di approfondire la
questione e chiediamo anche a voi di farlo, inviandoci eventuali segnalazioni
/commenti all’indirizzo “redazione@laltrasesto.com”.
Mi permetto di chiudere con un
ricordo personale. Nella chiesa di Via Pisa fu rivolto l’ultimo saluto a Silvia
Baldina, una concittadina giovanissima, morta in campeggio, nella seconda metà
degli anni novanta del secolo scorso, a seguito dello scoppio di una bombola.
Scrissi della sua fine, cronista alle prime armi, mentre mi formavo presso il
settimanale “Città Nostra”. Oggi più che mai Silvia è nei miei pensieri e alla
sua dipartita prematura e tragica si associa il timore che un percorso così bello
e ricco come quello sperimentato e offerto sino ad oggi dal Centro Sociale
Autogestito che ne porta il nome possa trovarsi nell’impossibilità di
proseguire.
Sono convinto che realtà come il Centro Sociale Autogestito Silvia Baldina abbia un'anima collettiva che va ben oltre le contingenze politiche e culturali e che tutte le associazioni e le persone che aderiscono a questo spirito sociale avranno la forza e gli strumenti adatti ad affrontare questa paradossale situazione. In merito all'attuale amministrazione saranno i fatti a dimostrare a tutti quali sono le vere intenzioni di chi proclama legalità senza conoscere le realtà che ritiene utilizzatore abusivo di un bene comunale.
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