giovedì 2 agosto 2018

IL "CENTRO BALDINA" CHIUDE I BATTENTI

IL "CENTRO BALDINA" CHIUDE I BATTENTI


di Ottavia E. Molteni 

Vi sono almeno due modi diversi di guardare allo stesso evento. L’uno - quello a cui è agganciata la decisione del Comune di Sesto San Giovanni di intimare il rilascio dei locali, entro il 22 settembre prossimo, da parte del “Centro Sociale Autogestito Silvia Baldina” di Via Forlì - si lega a una questione sostanziale, ma anche formale: il mancato rinnovo, dal 2006, della convenzione sottoscritta con l’amministrazione cittadina. Carenza che la struttura ha subito confermato, salvo specificare, in una nota ufficiale, di aver inoltrato nel tempo “numerosi solleciti … per il rinnovo”.

L’altro - purtroppo superato, stante il “muro” frapposto dal solo ricorso, al momento, a comunicazioni di natura istituzionale - ruota intorno alle “cinque W” che valgono anche per l’impostazione efficace di un articolo giornalistico (tradotte dall’inglese in italiano: “chi”, “che cosa”, “quando”, “dove” e “perche”).

Il Centro Sociale Baldina è gestito dalla “Associazione per un centro sociale in quartiere”. Nasce  25 anni fa dopo la dismissione della Biblioteca di quartiere “per mantenere un luogo culturale e sociale in un quartiere periferico”, prosegue la nota di cui sopra. Per Statuto le attività svolte sono “esclusivamente gratuite e aperte a tutta la cittadinanza”, coinvolgendo “persone di tutte le fasce di età”.

Sin qui, il “selfie” che la struttura stessa ha scattato per raccontarsi. Resta però il fatto della decadenza della convenzione. 


Come in passato - quando il Sindaco Roberto Di Stefano aveva attaccato altre realtà aggregative cittadine allontanate dalle rispettive sedi, parlando di clientelismo e di interesse pubblico da dimostrare -,  anche questa volta, a dettare l’agenda, è la spinta al “ripristino della legalità” con riferimento alla concessione degli spazi comunali.

D’altronde anche la “pastasciutta antifascista” del 25 luglio scorso, che doveva essere ospitata proprio dalla struttura colpita dal provvedimento inoltrato qualche giorno prima dagli uffici del Settore Demanio e Patrimonio, ha subito uno “stop” da parte della squadra guidata dal Primo Cittadino di Sesto San Giovanni.

Il valore della ricorrenza - celebrata nelle località aderenti alla “Rete delle Pastasciutte”, seguendo la “miccia del ricordo” accesa da Casa Cervi in Emilia Romagna - è stato sacrificato a questioni che, una volta accertate, sarebbero potute comunque essere discusse in altro momento.

Quanto a questioni di natura squisitamente economica, sempre nella sua nota, il Centro Sociale Baldina parla di “manutenzione ordinaria e straordinaria sull’immobile” regolarmente svolta, “senza chiedere mai rimborsi”; e di pagamento della TARI, l’imposta comunale sui rifiuti.

In attesa di smentite, sul punto specifico, da quanti siedono oggi presso il Palazzetto di Piazza della Resistenza, e considerando il numero di realtà che negli anni hanno trovato casa presso il fabbricato di Via Forlì (tra le altre, il gruppo Montessori Scuola Pubblica, la Rete Cittadina per la Salute, il Gruppo Controinformazione), non sembrerebbe a prima vista la carta d’identità del classico “furbetto del quartierino”.



A proposito proprio della zona della città dove si eleva la struttura utilizzata (parliamo di un’area decentrata, la Cascina Gatti-Parpagliona), tolto il Baldina, che cosa vi rimane, salvo gli spazi della vicina parrocchia della Resurrezione di Via Pisa?

Promettiamo di approfondire la questione e chiediamo anche a voi di farlo, inviandoci eventuali segnalazioni /commenti all’indirizzo “redazione@laltrasesto.com”.



Mi permetto di chiudere con un ricordo personale. Nella chiesa di Via Pisa fu rivolto l’ultimo saluto a Silvia Baldina, una concittadina giovanissima, morta in campeggio, nella seconda metà degli anni novanta del secolo scorso, a seguito dello scoppio di una bombola. Scrissi della sua fine, cronista alle prime armi, mentre mi formavo presso il settimanale “Città Nostra”. Oggi più che mai Silvia è nei miei pensieri e alla sua dipartita prematura e tragica si associa il timore che un percorso così bello e ricco come quello sperimentato e offerto sino ad oggi dal Centro Sociale Autogestito che ne porta il nome possa trovarsi nell’impossibilità di proseguire.


1 commento:

  1. Sono convinto che realtà come il Centro Sociale Autogestito Silvia Baldina abbia un'anima collettiva che va ben oltre le contingenze politiche e culturali e che tutte le associazioni e le persone che aderiscono a questo spirito sociale avranno la forza e gli strumenti adatti ad affrontare questa paradossale situazione. In merito all'attuale amministrazione saranno i fatti a dimostrare a tutti quali sono le vere intenzioni di chi proclama legalità senza conoscere le realtà che ritiene utilizzatore abusivo di un bene comunale.

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