sabato 15 settembre 2018

L'approfondimento di Ottavia E. Molteni.

di OTTAVIA E. MOLTENI

Alla vicenda dell’occupazione – e del successivo sgombero – dello stabile ex Alitalia in zona Marelli a Sesto San Giovanni (MI) vanno ascritte due fasi temporali distinte. L’una – la narrazione – viaggia su un piano temporale pressoché sincronico e presuppone la presenza, in un dato momento e luogo, di uno o più soggetti testimoni. Contempla inoltre generalmente poche voci degne di reale autorevolezza.
L’altra fase – la ri-narrazione -, si presenta invece avulsa dal movimento delle lancette dell’orologio e si prospetta come esercizio più collegiale. È la pratica a cui più di una persona – compresa la scrivente – si è dedicata nelle ore e nei giorni interessati dalla vicenda (e anche dopo, per la verità) nel contesto delle piattaforme social. Una dinamica che ha visto confrontarsi versioni antitetiche per contenuto e per spirito anche da parte di chi ha assistito in diretta allo svolgersi degli eventi (sgombero in primis, l’occupazione è infatti partita nella tarda serata di sabato 1 settembre per concludersi a notte inoltrata).
Tali evidenti disparità a livello di racconto ci hanno portato a domandarci dove risiedesse la verità dei fatti. Non volendo prendere le difese di alcuna delle due parti in causa (amministrazione comunale sestese e collettivo sociale “Aldo dice 26x1”), abbiamo deciso di lasciare a voi lettori de L’Altra Sesto stabilire quale versione della “storia vissuta due volte” (in tempo reale e narrata) vi sembri più “plausibile”. Riporteremo pertanto, in due testi distinti, le “voci” di Sindaco e Giunta, da una parte, ampiamente presenti su Facebook con post ampiamente seguiti e commentati; e, dall’altra parte, di Wainer Molteni, componente del Collettivo, che siamo stati a intervistare nella serata di lunedì 3 settembre u.s.

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Per rispetto istituzionale partiamo con Roberto Di Stefano. Così informava i suoi amici virtuali dell’avvenuta occupazione dell’ex Alitalia: “OLTRE 100 ABUSIVI OCCUPANO STABILE PRIVATO A MARELLI AGGREDENDO LE FORZE DELL’ORDINE. Questa notte mi son recato in Piazza Don Mapelli per cercare di sventare l’occupazione dell’ex stabile Alitalia. Purtroppo in mancanza di ulteriori volanti e uomini gli abusivi hanno aggredito le forze dell’ordine per entrare nello stabile. Un agente della polizia locale è rimasto contuso. Chiediamo un intervento immediato con lo sgombero degli occupanti, soprattutto immigrati, provenienti da Milano. Occupare è un reato e un insulto alle persone oneste che sono in graduatoria e attendono la casa popolare”.
Dopo che in data 3 settembre u.s. il Primo Cittadino di Sesto San Giovanni era riuscito a far convocare, con la formula dell’urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura, l’ultimo tassello arrivava dalla Circolare inviata dal Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno Matteo Salvini già in data 1 settembre 2018. Un documento che accelera sui tempi di esecuzione degli sgomberi, a cui deve essere agganciato un censimento degli occupanti. “Non possono essere sottovalutate le difficoltà che gli operatori sociali potranno incontrare nell'esecuzione dei suddetti accertamenti – si legge nella Circolare -. Pur tuttavia tali operazioni devono essere condotte con la massima rapidità, sfruttando, ove possibile, le risultanze dei registri di anagrafe, o anche dei dati in possesso di altre pubbliche amministrazioni, nonché degli stessi Servizi sociali per quegli occupanti che già beneficiano di eventuali prestazioni assistenziali”.

Il giorno immediatamente successivo alla riunione di cui sopra, Di Stefano plaude sempre su Facebook alla “vittoria della legalità”, annunciando l’avvio delle operazioni per allontanare le persone dall’ex stabile Alitalia. Quelli che lui ha definito a più riprese “professionisti dell’occupazione” che vorrebbero vedersi corrispondere, con la forza, trattamenti di favore rispetto agli onesti che aspettano il proprio turno, rispettosi delle regole, per ottenere una casa popolare. D’altronde “legalità” è una delle keyword della Giunta diretta da questo sindaco.
Sulla scia della soddisfazione per aver portato la città a essere la prima a mettere in pratica il disposto della circolare del Ministro Salvini, Di Stefano cambia però argomento a stretto giro e torna a più consuete questioni amministrative.
Altri profili social legati a esponenti della Giunta non perdono invece il grado di bollore. I violenti dipinti dal Sindaco si mutano in aggressori di tutori dell’ordine e giornalisti. A sorpresa, però, non è l’Assessore alla partita a scatenarsi (Claudio D’Amico) – che parla di occupanti al 90% stranieri arrivati da Milano (corretto: si spostavano da Via Oglio) -, bensì il collega Antonio Lamiranda, che collega all’evento un “preciso disegno politico della sinistra” e continua affermando: “È’ apparso da subito che dietro ad un centinaio di stranieri con bambini usati come scudi umani manovravano noti esponenti della sinistra estrema milanese.  Avevano attrezzi per lo scasso / telecamere per riprendere le scene dell’occupazione pro domo loro / macchine fotografiche. Chi ha un fabbisogno abitativo non è così attrezzato”.
Incalzato nelle ore e nei giorni successivi allo sgombero, l’assessore Lamiranda pubblicava sui social in data 05.09.2019 uno stralcio della “Relazione di PG del 02.09.2018”: “Alle ore 2.30 circa del 02/09/18 .. iniziava una violenta calca per sfondare l’ingresso. Gli agenti e gli esponenti politici presenti venivano scaraventati via e nella circostanza l’agente di PL ... veniva colpito in modo violento. NON ERA POSSIBILE EFFETTUARE UNA RESISTENZA PERCHE’ TRA LE PERSONE CHE FACEVANO IRRUZIONE ERANO PRESENTI MINORI” (quest’ultima frase era scritta così, proprio in maiuscolo).
Bambini che sono stati protagonisti anche in occasione dell’epilogo della vicenda, giacché si è parlato, al termine dell’operazione, di 25 minori presi in carico.

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Passiamo al racconto che ci ha concesso Wainer Molteni di “Aldo dice 26x1” (riguarda l’occupazione e i progetti per l’ex Alitalia. Dopo lo sgombero da Sesto e l’occupazione di una delle torri Ligresti di Via Stephenson, non abbiamo ancora avuto modo di ricontattarlo)
“Parto con il raccontarvi il progetto, nato a 100 metri da qui nel 2014. Riguarda il reinserimento sociale completo di famiglie sfrattate per morosità incolpevole, tutte in lista d’attesa per l’assegnazione di un alloggio popolare in Lombardia. Qui con noi adesso abbiamo nuclei che hanno dormito con i bambini al Parco Trenno, piuttosto che in macchina. Nel corso di questi quattro anni abbiamo accompagnato sino alla fase dell’assegnazione oltre 150 famiglie. Il nostro è un progetto autosostenuto. Auto-sostenibile. A costo zero. Ospitiamo solo soggetti che per dieci anni almeno abbiano pagato le tasse in Lombardia. D’altronde, se non l’avessero fatto, non avrebbero i requisiti per l’accesso a una casa popolare. Dove siano nati, a me personalmente non interessa. Il nostro obiettivo è far sì che le persone non debbano vivere per strada mentre aspettano la casa popolare, o, in alternativa, pesare per centinaia di euro al giorno sulle casse dei comuni. Tra lo sfratto e l’assegnazione queste famiglie vengono abbandonate dalle amministrazioni comunali per un gap sempre più lungo, perché oggettivamente non ci sono disponibilità immediate”
Molteni inserisce a questo punto una considerazione: “Viviamo in un paese con più case che abitanti, non ci dovrebbero essere quindi persone che non l’hanno. Solo a Sesto San Giovanni ci sono milioni di metri quadri di stabili che potrebbero essere destinati a questo scopo. Basterebbe una firma del Sindaco, perché anche gli ex uffici – come questo di Alitalia – cambino destinazione d’uso e possano essere usati. Visto che questo immobile sembra non servire alla compagnia aerea, penso che il Sindaco potrebbe richiedere di poterne fruire in comodato d’uso e usarlo come ostello sociale”.
A questo punto il discorso scivola inevitabilmente sui termini duri utilizzati da Di Stefano e collaboratori per descrivere il comportamento dei diretti antagonisti. Molteni ci descrive così la sera dell’occupazione dello stabile in zona Marelli: “Io la definirei una notte di stanchezza. Venivamo infatti da quattro posti visitati nell’arco della giornata e lasciati volontariamente perché in condizioni invivibili. Per la scelta degli immobili è indispensabile da parte nostra il rispetto di alcuni standard, perché abbiamo bambini e famiglie gravate anche da problematiche di invalidità. Questo non ci consente di vivere in ambienti insalubri”.
 “L’ex Alitalia è oggettivamente l’unico stabile rimasto in Milano e il suo hinterland ancora vivibile. Oltretutto, a due anni di distanza da quando ce n’eravamo andati da qui, c’era ancora la luce accesa al secondo e al nono piano. Un vero insulto. Almeno l’avessero recuperato nel frattempo... Invece è successo come per l’Impregilo, ancora vuoto”.
“Abbiamo occupato l’immobile verso le 22.30. Eravamo circa duecento persone, con 57 nuclei famigliari censiti dal Comune di Milano. 50% italiani, 50% provenienti da altre 26 culture di nascita. Alle 00.30 ci trovavamo tutti in riunione al secondo piano. Un agente della Digos (Molteni fa il cognome, ma noi preferiamo non citarlo, NdR) si è offerto come tramite. Con una stretta di mano avevamo raggiunto un accordo per restare qui per un tempo breve – inizialmente una settimana -, che a noi risultava tuttavia utile per aprire un dialogo con la proprietà. Dialogo che abbiamo aperto nel pomeriggio, chiedendo il comodato d’uso per tre mesi in funzione della custodia sociale (allo scadere di quel ci sarà un bando relativo a Via Carbonia, città di Milano) e offrendoci di pagare ad Alitalia 1.500 euro al mese quale contributo spese, come avevamo fatto fino al primo agosto scorso in via Oglio. Trascorso quel trimestre riconsegneremo le chiavi alla proprietà. Domani (il giorno dello sgombero. NdR) manderemo mail formale all’azienda con in copia anche il sindaco Di Stefano”.
“Tornando all’occupazione, dopo la stretta di mano con l’agente della Digos, l’aria si è stemperata. È partito l’applauso delle mamme e dei bambini, contenti perché finalmente potevano andare a dormire. Io ho detto a loro di tornare in via Oglio e che noi uomini ci saremmo fermati a pulire, a fare la polvere. Dopo però che le mamme con i bambini sono scese e, dietro a loro, la polizia con il Sindaco, quest’ultimo ha ordinato di chiudere la porta e di formare il cordone. Alle spalle erano rimasti cinque o sei del nostro collettivo, a cui il sindaco ha detto di uscire. Noi allora ci siamo seduti per terra, in segno di resistenza passiva, e abbiamo detto che avrebbero dovuto portarci fuori loro di peso. Non ci sono state botte, tanto più che noi eravamo in cinque e le forze dell’ordine in trenta”.
“Con il cordone formato, i bambini e le mamme, che non ce la facevano più, hanno cominciato a spingere. I carabinieri e la polizia hanno iniziato a dare calci sugli stinchi - anche ai bambini, ho dodici contusi certificati.  Quanto all’agente contuso alla schiena, non ne so nulla, ma sicuramente non siamo stati noi, men che meno i bambini, perché sono stati loro a sfondare il cordone con le madri. Rilevo poi che la posizione della contusione è strana rispetto a come eravamo posizionati. Secondo me, quella sera, il Sindaco si è sostituito al Prefetto e non avrebbe dovuto farlo”.
Nell’occasione dell’intervista con L’Altra Sesto, Molteni ha ammesso alcuni eccessi verbali, per i quali si è dichiarato disponibile a chiedere scusa a Roberto Di Stefano. Con il quale era pronto altresì a un confronto, a cui era disposto – ci aveva detto – a presentarsi ammanettato.








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