sabato 27 giugno 2020

Francesco Della Torre il ricordo di Rocco Abate


Francesco Della Torre
Un ritratto

Ci sono persone, a volte anche sconosciute (notate, cioè, soltanto nella loro esteriorità),  che ai nostri occhi appaiono l’espressione compiuta di una forma la cui qualità impalpabile sembra un tratto distintivo anche della loro identità più profonda. E quella qualità - che potremmo identificare con una sorta di aura non meglio precisata -, laddove si offra la possibilità, invece, di frequentarle e conoscerle da vicino, oltre che confermarne l’impressione, evidenzia anche la personalità che fatalmente ne discende, poiché ciò, naturalmente, si manifesta nelle loro intenzioni, come nelle azioni, nei loro gesti, come nelle parole.   
Tali persone, quello stile che le connota,  proprio per questo, lo conservano immutato nel tempo, quasi loro malgrado; non è un vestito indossato “allo scopo”, ma un trasudare inconsapevole di un modo di essere. Le impressioni fin qui descritte sono, per la mia personale esperienza, perfettamente aderenti al profilo umano e intellettuale di Francesco Della Torre. Ma Francesco, oggi, non è più! Ci ha lasciati - il 7 aprile scorso, all’età di 88 anni -  in punta di piedi, senza clamorosi annunci nella breve fase che ne ha preceduto il decesso, né richiamando a sé, la partecipazione corale, che certo avrebbe meritato, per i suoi funerali.
Ha preferito farsi avvolgere dall’onda silenziosa e cupa delle cerimonie mute e in solitudine, al tempo del Corona Virus. Figura conosciuta nella città, per essere stato stimato dirigente Falck, ma anche capo delegazione – benemerito, insignito della medaglia d’oro dal Comune di Sesto- dei Maestri del Lavoro, organismo del quale faceva parte.
Oltre che attivo nella realizzazione di  incontri informativi, con anziani dipendenti Falck, studenti delle scuole sestesi, Francesco collaborava con periodici, dove scriveva di politica e, più in generale, di tematiche sociali. Ma tra le sue passioni, vi era anche la poesia, che coltivava nella più assoluta intimità.
Solo poche, di queste sue composizioni,  si sono lette qua e là su alcune riviste, mentre una silloge compiuta, per numero di titoli e qualità formale e contenutistica, alla quale consegnare “pensieri e sentimenti…” (così si legge in copertina, nel sottotitolo di RONDO’), è stata pubblicata  in proprio e distribuita a pochi amici.
Meglio che altrove, con Francesco ci siamo conosciuti sugli scranni del Consiglio comunale di Sesto San Giovanni, quando durante la seconda legislatura Penati, che si è conclusa del 2001, sedevamo su scranni contrapposi: lui in quelli del Gruppo Misto a sostegno del Centro Destra, io, invece, in quelli dei Democratici di Sinistra e di Rifondazione. Questa annotazione non è soltanto una sottolineatura cronachistica, ma l’occasione che mi è stata data per conoscerne più da vicino la caratura morale oltre che l’onestà intellettuale. Prendevamo parola, come è facile immaginare, sempre da posizioni fatalmente  dialettiche, anche confliggenti, ma mai, quella circostanza, si è tradotta in arroccamenti pregiudiziali verso le tesi dell’uno o dell’altro. Ricordo i suoi interventi, sempre puntuali, circostanziati, e soprattutto rispettosi della civiltà del confronto e degli avversari. Anni luce, per intenderci, dai toni sguaiati e pericolosi del dibattito odierno.
E’ davvero paradossale, per esempio, che oggi, invece, rappresentanti e  adepti di partiti che sono relativamente giovani -rispetto alla storia e alla longevità di DC o  PCI, ai quali, rispettivamente noi ci riferivamo -, siano letteralmente posseduti, più di allora, da furore ideologico; non saprei se per cinismo degli uni e per cieca passione o, forse, per sospesa azione analitica e critica dei fatti, degli altri.  Una spiegazione ci sarebbe: l’analisi della realtà, la valutazione oggettiva delle situazioni con tutte le sue sfumature e le gradazioni di grigio, sono faticose, esattamente come l’esercizio della democrazia, che implica ascolto, attenzione, discernimento.
Molto più immediato e facile, perciò (sia per i cosiddetti leader politici -celebrati come grandi comunicatori –sic…-, che per i loro seguaci), è ridurre a un solo gesto l’immane complessità delle dinamiche del mondo globale, orientarsi, cioè, a dei più sbrigativi sì e/o no,  a dei senza se e senza ma; Per non parlare dell’inqualificabile uso delle cosiddette fake news, arma subdola che prima o poi si ritorcerà anche contro chi la usa. Tale impoverimento culturale ha e avrà effetti devastanti sulle relazioni sociali, la gravità dei quali ancora non si immagina. Ma comunque, al momento e non si sa per quanto, tutto ciò è di gran lunga lo sport più praticato: economico e gratificante. Tutti contenti, tutti ingannati.
 Con Francesco, eravamo dirimpettai nelle nostre case Falck; Questo ha fatto sì che molte siano state le peripatetiche passeggiate nel nostro grande giardino, punteggiato da giganteschi tigli,  annesso alle abitazioni; E gli argomenti, alla fine ruotavano sempre sulle tematiche accennate e domande cruciali dell’esistenza. Ma più lievemente, ci confrontavamo spesso, su questioni di sociologia,  attualità e, fatalmente,  di politica. Deducendone regolarmente la disarmante relatività delle speranze e delle soluzioni, rispetto alla vastità, appunto, dell’intricata matassa dei conflitti. Come armonizzare il contrasto tra le legittime aspettative di liberazione dal bisogno, di giustizia, e eguaglianza socioe-conomica delle masse, da una parte,  e la mai paga ingordigia dei poteri economico-finanziari transnazionali, che governano il globo, come pupari, dall’altra?
Nella sua profondità, Francesco, a mo’ di chiosa dopo tanto icaresco volo dagli esisti scontati, aveva sempre la battuta autoironica – che è prerogativa dei saggi - sulle nostre marginalità. Così, gli incontri, si chiudevano spesso con un anelante sguardo al cielo – a suggello della nostra, impotente, minorità -  e con quel  rasserenante e immancabile sorriso, col quale firmava il suo tratto gentile, che mi aveva dato da conoscere.

Rocco Abate

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